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Barocco leccese
Lecce, September 2024
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La Chianca pugliese per il pavimento in pietra naturale
Esistono diverse tipologie di pietra pugliese, tra cui la Pietra di Trani, il Marmo Biancone, il Travertino, la Pietra Leccese e la Chianca classica (o Chianca pugliese), ciascuna con le sue peculiarità e applicazioni. Pietra di Trani La Pietra di Trani è una roccia carbonatica estratta principalmente in Puglia, nei pressi della città che le dà il nome. Questa pietra è composta da carbonato di calcio dolomitizzato, ed è costituita da un insieme di peloidi micritici leggermente torbidi, cementati da micrite e microsparite più limpida. La sua estrazione avviene in diverse località, tutte situate a non più di 5 km da Trani. Uno dei suoi principali utilizzi è l’edilizia. Grazie alle sue proprietà, questa pietra è stata utilizzata per secoli nella costruzione di chiese, cattedrali, palazzi e altre strutture architettoniche. È apprezzata per il suo colore chiaro, che conferisce un aspetto luminoso ed elegante alle costruzioni. Ha una lunga storia di utilizzo in Puglia e oltre. Il momento di punta delle attività estrattive della Pietra di Trani può farsi coincidere con il periodo delle Crociate, ed in particolare della IV Crociata e del transito a Trani oltre che della sindone, di maestri scalpellini di origine francese ed il rientro dalla Terrasanta dopo aver lavorato alla realizzazione del Santo Sepolcro e di altri monumenti sacri a Gerusalemme come nei luoghi della cristianità in medio oriente. Marmo Biancone Il Marmo Biancone, noto anche come Bianco Perlino o Bianco di Asiago, è un marmo proveniente dalle cave dell'Altopiano di Asiago, in Veneto. Questa roccia è formata da calcare micritico compatto a frattura concoide in strati anche fitti e a grana fine. Il suo colore bianco neutro, a volte tendente al beige chiaro, è discretamente omogeneo, rendendo il Marmo Biancone un materiale versatile e molto resistente, che conferisce eleganza ad ogni ambiente ed elemento. Il Marmo Biancone è stato utilizzato fin dall'antichità per la realizzazione di opere d'arte e di architettura. Era molto apprezzato a Roma e nell'editto dei prezzi di Diocleziano compare tra le varietà di marmo bianco più economiche, probabilmente data la facilità con cui veniva estratto. Travertino Il Travertino è una roccia naturale a base calcarea, resistente nel corso del tempo. Questa pietra robusta, compatta e resistente è impiegata come materiale da costruzione e da decorazione, grazie alla sua particolarità di non avere un colore uniforme. Può essere impiegato nella realizzazione di costruzioni e decorazioni per ogni gusto e design, grazie alle sue caratteristiche principali di versatilità, resistenza e malleabilità. Il Travertino è stato utilizzato fin dall'antichità per la realizzazione di opere d'arte e di architettura, era molto apprezzato dai Romani, che lo utilizzavano per la costruzione di monumenti e di edifici pubblici. Oggi è ancora utilizzato per la realizzazione di pavimentazioni, rivestimenti, colonne e altri elementi architettonici, grazie alla sua bellezza e resistenza. La lavorazione richiede grande maestria e attenzione ai dettagli. Il travertino viene tagliato in blocchi dalle cave, poi trasportato e lavorato in laboratorio. Il risultato finale è un materiale di grande eleganza e raffinatezza, capace di conferire un tocco di classe ad ogni ambiente. Pietra Leccese La Pietra Leccese è una pietra naturale estratta nel Salento, in Puglia. Questa pietra presenta una struttura porosa dal colore giallo dorato paglierino e ha buone qualità funzionali dovute agli elevatissimi indici di coibenza termica e fono assorbenza. La Pietra Leccese è stata impiegata fin dal XV secolo in maestosi monumenti storici, cattedrali ed edifici, diventando un elemento distintivo del "Barocco Leccese". Chianca Classica (o Chianca pugliese) La Chianca classica è una pietra naturale la cui origine può essere ricondotta a diverse regioni del mondo in cui sono presenti giacimenti di questo materiale. Una delle fonti più celebri per la chianca classica è l'Italia, in particolare la regione della Puglia. Qui, la pietra chianca è stata estratta e utilizzata in molte costruzioni storiche e architettoniche. La sua storia in Puglia risale a secoli fa e ancora oggi è ampiamente apprezzata per la sua bellezza e durabilità. La sua formazione geologica avviene tramite sedimentazione di minerali, spesso con tonalità di colore che variano dal beige al grigio, con venature e texture che ne conferiscono un'apprezzata unicità estetica. La Chianca classica è un elemento di arredo adatto per uno stile rustico o contemporaneo, è adatta per ambienti interni ed esterni. Questa pietra naturale, con le sue caratteristiche imperfezioni e texture uniche, aggiunge un tocco di eleganza e autenticità agli spazi in cui viene utilizzata. La sua versatilità è uno dei suoi punti di forza, in quanto si sposa perfettamente con una vasta gamma di design d'interni ed esterni, offrendo un'ampia flessibilità nell'arredamento di case, giardini e spazi commerciali. Read the full article
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Lecce: “BAROCCO FESTIVAL”, la produzione sacra della scuola napoletana
Lecce: “BAROCCO FESTIVAL”, la produzione sacra della scuola napoletana. Il “Barocco Festival Leonardo Leo” chiude la parentesi leccese giovedì 28 settembre, alle ore 20.30, ancora nella chiesa di Sant’Anna. L’ensemble “Fourvox” e l’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici” - diretta all’organo da Cosimo Prontera - compiono un viaggio nella tradizione del “Contrappunto teatrale”, una sorta di moto interno alla musica, un perenne movimento che permetteva ai compositori di conservare la propria musica nel tempo: il segreto, ad esempio, dell’eterna giovinezza della musica di Bach. Il grande utilizzatore del contrappunto in Italia nella musica moderna è stato il grande maestro Morricone. È uno dei pochi infatti ad aver utilizzato l’armonizzazione classica nella musica da film, con frasi musicali di altissimo valore. Per il concerto si applica la formula del “biglietto rovesciato”. Il ticket si paga alla fine (costo 3 euro) - Info T. 347 060 4118. Il programma è stato pensato per recuperare le architetture sonore legate alle cappelle napoletane tra Seicento e Settecento e restituire la prassi compositiva adottata per coinvolgere il popolo dei fedeli “napoletani”. Nel periodo di transizione tra Seicento e Settecento, la cultura musicale napoletana era una fusione unica di influenze cosmopolite e tratti distintivi della propria tradizione. Questa dualità contribuiva a definire la sua identità musicale in modo straordinario: Napoli, una delle città più grandi d’Europa in termini di dimensioni e popolazione, aveva una posizione privilegiata per ricevere e incorporare diverse influenze musicali, ma allo stesso tempo aveva sviluppato un suono unico e riconoscibile che presto sarebbe stato esportato in tutta Europa come uno stile esclusivo. La musica a Napoli era una forza viva che permeava ogni aspetto della vita quotidiana. Con oltre 500 chiese e cappelle, la città celebrava costantemente feste religiose con la musica. Ogni chiesa aveva almeno un organista e un cantante, e molte di esse impiegavano ensemble completi. Questi gruppi includevano voci di ragazzi provenienti dai conservatori del luogo, che si univano ai cantanti professionisti, compresi i celebri castrati, nelle celebrazioni principali. Nel linguaggio dell’epoca, le voci dei ragazzi venivano spesso paragonate agli “angeli”, mentre quelle dei cantanti e dei musicisti di strada venivano definite come le voci dei “demoni”. Questa dicotomia tra angeli e demoni fece la sua prima apparizione nei melodrammi sacri e successivamente trovò spazio nella musica profana, soprattutto nell’ambito teatrale, creando una dimensione ironica che talvolta sfociava nel buffo. In questo contesto musicale ricco e diversificato, Napoli si affermava come la capitale musicale d’Europa, mantenendo un equilibrio straordinario tra le influenze esterne e la sua identità musicale unica, pronta a influenzare il panorama musicale europeo. Le fonti della musica sacra napoletana del Settecento si trovano prevalentemente fuori Napoli. A partire dall’ultimo scorcio del secolo e soprattutto in tutto l’Ottocento molti manoscritti appartenuti a chiese, conventi, congregazioni e agli stessi Conservatori furono, nella migliore delle ipotesi, copiati per essere portati altrove, e nei casi peggiori, trafugati. Superato l’antico tabù della subalternità della musica sacra a quella teatrale, la moderna musicologia ha affrontato in anni recenti studi monografici su alcuni autori napoletani del Settecento e sulla loro produzione sacra: Jommelli, Fago e il “nostro” Leonardo Leo. Anche gli studi in ambito veneziano hanno dato un importante contributo alla conoscenza della musica sacra del Settecento in un luogo, Venezia appunto, spesso a contatto stretto con i napoletani. Lo studio delle fonti ha permesso di ricostruire un quadro preciso e dettagliato dei luoghi nei quali si svolgevano le attività musicali e delle realtà che promuovevano la musica sacra a Napoli - congregazioni, chiese, monasteri, conservatori -. Il programma della serata offre all’ascolto pagine scelte dal vastissimo repertorio di musica sacra, prodotta nel periodo tra Seicento e Settecento e destinata a chiese, confraternite, monasteri e a vari ordini ecclesiastici, quali esempi di un ricchissimo patrimonio in parte ancora da riscoprire e valorizzare, da Giovanni Salvatore a Pasquale Cafaro e Leonardo Leo. Salvatore in particolare, sacerdote paragonato a Frescobaldi per abilità organistica, primo maestro nel Conservatorio della Pietà de’ Turchini e più tardi in quello dei Poveri di Gesù Cristo, è una pietra miliare in materia di produzione sacra. La sua musica, ancora oggi di rarissimo ascolto, ben rappresenta il repertorio sacro praticato a Napoli sul finire del XVII secolo, modello e fonte d’ispirazione per i compositori delle generazioni successive. Tra i suoi presumibili allievi, Francesco Provenzale e Alessandro Scarlatti. • Giovedì 28 settembre ore 20.30 Chiesa di Sant’Anna • Lecce Il contrappunto teatrale. Musica per le cappelle napoletane Fourvox Ensemble Stefano Guadagnini, canto Vincenzo Franchini, alto Roberto Zangari, tenore Francesco Masilla, basso Orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici” Cosimo Prontera, direttore all’organo Gabriele Politi, violino primo Federico Valerio, violino secondo Fabio De Leonardis, violoncello Maurizio Ria, violone... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Esplorando l'incantevole creazione dei siti storici di Lecce in Italia
Introduzione: Situata nella parte meridionale della pittoresca regione Puglia, Lecce è una città affascinante nota per la sua ricca storia e l'architettura mozzafiato. Rinomata come la "Firenze del Sud", Lecce vanta una notevole collezione di edifici in stile barocco, intricate sculture e splendide facciate in pietra calcarea. Questo articolo vi invita a un viaggio virtuale attraverso la creazione dei luoghi accattivanti di Lecce, dove la bellezza senza tempo del passato si fonde perfettamente con la vibrante energia del presente.
Le meraviglie del calcare: Lecce deve gran parte del suo splendore architettonico all'abbondanza di calcare locale, noto come "pietra leccese". Questa morbida pietra dalle tonalità dorate è stata una componente cruciale nella creazione dei punti di riferimento iconici della città. Mentre vaghi per le strade, rimarrai affascinato dalla maestria artigianale e dagli intricati dettagli scolpiti in ogni superficie, dai campanili svettanti ai balconi decorati.
Piazza del Duomo: Nel cuore di Lecce si trova Piazza del Duomo, una magnifica piazza che mostra alcuni dei siti più importanti della città. A dominare la piazza è il Duomo di Lecce, capolavoro dell'architettura barocca. La sua imponente facciata mostra una miscela armoniosa di vari stili, adornata da intricate sculture raffiguranti scene bibliche e santi. Il campanile (torre campanaria) si erge alto e offre viste panoramiche sui tetti della città.
Basilica di Santa Croce: La Basilica di Santa Croce è senza dubbio una delle creazioni più straordinarie di Lecce. La costruzione di questo gioiello barocco ha attraversato più di quattro secoli, dando vita a un'imponente dimostrazione di abilità artistica. L'intricato rosone, la facciata riccamente decorata e gli intricati rilievi che mostrano flora, fauna e creature mitiche rendono questa chiesa una meraviglia assoluta. Ogni centimetro della basilica racconta una storia di dedizione, creatività e profondo rispetto per la bellezza architettonica.
Anfiteatro Romano: Mentre Lecce è rinomata per la sua architettura barocca, conserva anche i resti del suo antico passato romano. L'Anfiteatro Romano, risalente al II secolo dC, testimonia l'importanza storica della città. Scavata all'inizio del XX secolo, questa struttura ben conservata un tempo ospitava gare di gladiatori e altri spettacoli pubblici. Oggi i visitatori possono esplorare i passaggi sotterranei e assistere alla grandiosità della forma ellittica dell'anfiteatro.
Palazzo dei Celestini: Passeggiando per le strade labirintiche di Lecce, incontrerai Palazzo dei Celestini, un impressionante esempio dell'architettura nobile della città. Originariamente costruito dai monaci Celestini nel XIV secolo, il palazzo presenta un armonioso mix di elementi gotici e rinascimentali. Il suo maestoso cortile, ornato da intricate colonne e archi, trasporta i visitatori in un'epoca passata di eleganza e grandezza.
Conclusione: L'eccezionale patrimonio architettonico di Lecce è una testimonianza dell'ingegno e dell'arte dei suoi creatori. I magnifici siti della città, realizzati con precisione e passione, trasportano i visitatori in un mondo in cui passato e presente si intrecciano senza soluzione di continuità. Dalle facciate in pietra calcarea dorata alle intricate sculture che adornano chiese e palazzi, l'eredità artistica di Lecce rappresenta una testimonianza vivente dello spirito creativo delle generazioni passate. Esplorare la creazione dei siti storici di Lecce offre un viaggio avvincente nel cuore della cultura e dell'artigianato italiano.
Per maggiori informazioni:-
Realizzazione Siti Lecce
Realizzazione Siti Web Lecce
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Passeggiando per le stradine del centro storico di #Lecce incontrerai la Chiesa di San Matteo. Costruita nel XVII secolo è un meraviglioso esempio di stile barocco romano. 🥰 ➡️ Hai voglia di scoprirla anche tu? 🎯 Prenota subito la tua vacanza #nelSalento sul nostro sito web 😊 #salento #viaggiare #ideediviaggio #travel #italy ___ 📸 @stefnewlife
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Lecce
Lecce è nota per essere la capitale del barocco che qui si è diffuso nel ‘600 con uno stile peculiare che è stato poi definito “barocco leccese”: balconi, terrazze, palazzi e chiese sono riccamente decorati con la pietra locale, un tipo di materiale calcareo dai colori caldi e facilmente modellabile con lo scalpellino. Il massimo esempio di questo stile è la maestosa Basilica di Santa Croce, fastosamente decorata esternamente ed internamente con bassorilievi, sculture e motivi floreali.
In particolare si evidenzia l'altare dedicato a san Francesco da Paola realizzato da Francesco Antonio Zimbalo, da molti studiosi considerato la massima espressione scultorea del barocco in Terra d'Otranto.
Importante è anche il Duomo, edificato nel 1144 ma poi ricostruito nel 1659 in stile barocco leccese con due facciate, una sobria e l’altra riccamente decorata.
Numerose sono le chiese sparse in tutta la città (circa 40); tra queste ho visitato la chiesa di San Matteo, nota a chi è esperto di gossip dato che vi è stato celebrato il matrimonio di Cristel Carrisi, figlia di Al Bano. L’architetto Larducci ha ripreso lo stile utilizzato da Borromini per la facciata della chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane. L’interno invece è formato da una sola navata a pianta ellittica con cappelle, statue e altari riccamente decorati che danno quasi l’impressione di creare una meravigliosa scenografia teatrale.
Ma Lecce non è solo barocco: anche la dominazione romana ha lasciato le sue tracce. Infatti, poco distante dal Duomo, nella Piazza Sant’Oronzo si trova un maestoso anfiteatro romano costruito nel II secolo d.C. in grado di contenere più di 20.000 spettatori ed allo stesso periodo risale il teatro romano situato in via dell'Arte della Cartapesta.
In Piazza Sant’Oronzo si trova inoltre il “Sedile”, noto come Palazzo del Seggio, un mix di stili tra il rinascimentale ed il gotico e la colonna votiva di Sant’Oronzo, eretta a seguito della protezione del Santo dalla peste che colpì il Regno di Napoli. All’incrocio con una via laterale, un orologio molto particolare ha catturato la mia attenzione: si tratta dell’Orologio delle Meraviglie commissionato negli anni ‘50 dal Banco di Napoli allo scultore Leccese Francesco Barbieri; più di 3 anni di lavoro per realizzare questa opera alta quasi 10 metri di altezza per 3 metri di larghezza e con un peso di 20 quintali.
Inoltre, sono ancora visibili 3 delle 4 porte che permettevano l’accesso alla città: Porta Napoli, Porta Rudiae e Porta San Biagio.
#viaggi#barocco#barocco leccese#duomo#basilica di santa croce#basilica di santa croce lecce#chiesa di san matteo#piazza sant'oronzo#sedile#teatro romano#anfiteatro romano#colonna votiva di sant'oronzo#orologio delle meraviglie#porte#lecce
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Basilica di San Giovanni Battista al Rosario, 1691-1728. Architect: Giuseppe Zimbalo. Lecce, Italy
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OSSIMORI PITTORICI PERSONALE DI PITTURA DI LUIGI DE GIOVANNI
Lecce | Fondazione Palmieri Vico dei Sotterranei Lecce 20/30 ottobre 2019 Vernissage 20 ottobre ore 19 Incursioni poetico sperimentali di Luca Nicolì
Indagare la società di oggi con tutte le sue contraddizioni, la bellezza malinconica del breve tempo dei fiori e la poesia del paesaggio che sa suscitare poetiche emozioni. Questo il concept della mostra che vede esporre l’artista specchiese Luigi De Giovanni a Lecce nelle sale della Fondazione Palmieri, in Vico dei Sotterranei, dal 20 al 30 ottobre 2019. La mostra è organizzata da Il Raggio Verde e l’associazione “Le ali di Pandora” con allestimento dell’arch. Stefania Branca. Presenta l’artista il giornalista ed editore Raffaele Polo curatore del catalogo “Ossimori Pittorici” edito da Il Raggio Verde. Impreziosiranno la serata le incursioni poetico sperimentali di Luca Nicolì. Ingresso libero.
Luigi De Giovanni con la sua pittura istintiva, traboccante di tracce dei percorsi del pensiero, si apre all’esterno seguendo sensazioni che muovono dal suo Io. I suoi soggetti sono i paesaggi, in quest’occasione, soprattutto del Salento dipinti nei mutamenti stagionali, i fiori recisi che dalla rigogliosità piena di speranza dei boccioli di vita lasciano cadere i petali nel tramonto dei loro giorni, le carte dove le garze suturano ferite troppo profonde e troppo spesso nascoste nei cuori delle persone che soffrono, i jeans nel loro racconto di lavoro e rivoluzione delle idee, purtroppo deluse: jeans diventati apparenza, strappati e lisi prima d’essere usati in una finzione vuota. La mostra è tutto questo: un’indagine profonda della società dove l’essere conta meno dell’apparire, dove la finzione è più vera del reale.
Nell'ambito della mostra segnaliamo i seguenti appuntamenti:
Programma
Vernissage 20 ottobre ore 19 Presentazione a cura di Raffaele Polo incursioni poetico-sperimentali di Luca Nicolì Allestimento: Stefania Branca
24 ottobre ore 19:30 'I Dialoghi del silenzio' di Bruna Caroli Dialogheranno con l'autrice Wojtek Pankiewitz, presidente di "Valori e Rinnovamento" e Simona Greco, presidente del Consultorio "La Famiglia'. Letture: Lela D'Amato, Performer. Foto, video e regia di Ennio Rella.
30 ottobre ore 19:30 'I Pasano' di Federica Murgia dialogherà Giusy Agrosì presidente Associazione culturale “ICARUS Letture: Ambra Biscuso
Orari di apertura: tutti i giorni: 17/20:30, la mattina su appuntamento Info: 3394038939
Testo critico Gli ossimori pittorici di Luigi De Giovanni di Raffaele Polo «Da dove cominciamo, con luigi de Giovanni? Verrebbe da suggerire che è importante, più che sufficiente, scorrere i suoi dipinti, le sue creazioni, per avere una esperienza esaustiva e completa di questo artista multiforme che ci impressiona con il suo linguaggio diverso ma sempre coerente in una sorta di ossimoro pittorico, De Giovanni convince e si fa comprendere sia che percorra le vie tradizionali del figurativo (i fiori, i paesaggi) sia che solleciti con l'intrigante astrattismo sia che ci inviti all'informale dei suoi 'jeans', messaggi espliciti di una società contemporanea anch'essa permeata di contraddizioni e nonsense. Forse, la ricerca dell'intellettuale potrebbe essere articolata nella per nulla peregrina intenzione di scoprire a quali di questi 'generi' il bravo De Giovanni si senta più portato. se, cioè, nel suo intimo artistico alligni con più radicata fermezza il testimone del secolo scorso oppure se l'uomo nuovo del XXI secolo sia quello che i suoi colori, le sue composizioni vogliono annunciare. Fatto sta che la piacevolezza riservata al fruitore dei lavori di questo artista è comunque univoca e di uguale spessore: ci si addentra negli scorci delle terre genuine del Salento e non solo, in una sorta di 'natura universale' ben codificata da colori e soggetti. oppure si sposta lo sguardo sulle spontanee composizioni floreali, percependo quasi il delicato, naturale odore dei fiori e delle erbe appena colte... O, ancora, le appena abbozzate figure femminili ci fanno partecipi di una introspezione a metà tra il drammatico e l'erotico, sintetizzando esitazioni e pudori ricchi di sfumature. Il discorso diventa più intrigante con le composizioni che utilizzano il tramite dei 'jeans', oggetto-simbolo di una planetaria rivoluzione del costume e della moda, indubbiamente capaci di comunicare messaggi sublimali e silenziosi soprattutto con le recenti scelte relative a strappi e tagli. come non ricordare la rivoluzione di Fontana, le sue ferite sulla tela tese a far vedere cosa c'è 'dietro' la tela, ancor più importante di cioè che è davanti... ma ricordiamo, così, su due piedi, le invenzioni di Enrico Bay, dedicate alla satira delle grandi uniformi militari o ecclesiastiche, campite sulla superficie con dovizia di ammennicoli, intrusioni e interventi, in un chiaro discorso dissacratorio. o, ancora, le realizzazioni con pezzi di manifesto di Rotella e, scendendo nel particolare, il materismo sempre più presente nei messaggi di tanti artisti che simboleggiano, via via nei loro lavori, le più evidenti rappresentazioni totalitarie di scritte e oggetti, sino a raggiungere i più scalmanati writer della street art, mai sazi della propria espressività mutuata da muri e vagoni di treni... con de Giovanni, le frasi, i simboli, gli oggetti-simbolo sono mutuati in un completo contesto di interventi cromatici che scuote e denuncia, ponendo l'attenzione via via sulle tematiche prescelte per lanciare provocazioni e messaggi. Un mondo pittorico colmo di pathos e movimento, che richiama, per certi versi, quello che fu il Futurismo nel secolo scorso. Ma poi, senza parere, l'artista torna ai suoi soggetti ricchi di introspezione e, pur nella loro spesso evidente immobilità, al mondo di sogni, colori e atmosfere che lo chiamano a ripetere, ogni volta in maniera unica e particolare, quel groviglio di vegetazione o le canne palustri di un angolo di creato... per non parlare del mare, che affiora quasi a sorpresa, ad irradiare tutto il suo fascino e la sua maestosità, a riempire con toni immutabili di disponibile umanità, le tele paesaggistiche di grandi dimensioni che paiono voler abbattere qualsiasi confine pittorico, riversando sulle fiancate della struttura dipinta le proprie colorazioni, affermando con forza che non esistono, non devono esistere limiti, pastoie e argini tecnici per chi vuole rappresentare, pur se in uno spazio limitato, tutta la bellezza dell'universo. Ancora un ossimoro: l'infinito racchiuso in uno spazio finito. Ma quanta abile professionalità, frammista alla poesia di un animo sensibile, in queste fresche composizioni che coinvolgono appieno con la loro presenza e testimoniano la grande capacità affabulativa di de Giovanni. Non è facile, in realtà, decifrare completamente i meccanismi che l'artista di specchia ci sottopone, quasi senza parere e ci lascia lì, guardandoci di sottecchi, attento ma con aria indifferente, quasi a scusarsi per ciò che ci sta mostrando. ma quei soggetti, quei colori entrano profondamente nel nostro animo, riescono a coprire ed annullare le ombre e le mostruosità che spesso vogliono annientare il senso positivo dell'arte, e intendono donarci pace, cultura, sicurezza nel sentimento e nella poesia. ecco allora, come per miracolo, che il caleidoscopico mondo pittorico di Luigi De Giovanni diventa una medicina miracolosa, un vero e proprio rimedio all'indifferente trascorrere di grigie quotidianità, ravviva- te spesso solo dall'indossare uno scolorito jeans... No, i jeans di Luigi sono coloratissimi e ricchi di umore e sapore. i suoi messaggi sono pieni di fascino e intenzione positiva. Il suo sguardo sereno e pacato è proprio lì, nei suoi quadri, nelle composizioni che, in maniera diversa ma sempre efficace, si susseguono in una infinita galleria di Bellezza e sapienza.»
Scheda Titolo: Ossimori pittorici Artista: Luigi De Giovanni Inaugurazione: 20 ottobre ore 19 Dal 20 al 30 ottobre 2019 Presenta la mostra il giornalista ed editore Raffaele Polo Allestimento dell’Arch. Stefania Branca Incursioni poetico sperimentali di Luca Nicoli Luogo: Fondazione Palmieri, vico dei Sotterranei Lecce Orari di apertura: tutti i giorni: 17/20:30, la mattina su appuntamento Info: 3394038939
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🌴 Metti una NOTTE AL CASTELLO DI MESAGNE 🏰 🌴 Esistono luoghi inaspettati, per un weekend di relax e una full immersion nel Barocco "leccese". Mesagne è uno di questi: piena di fascino e suggestione dove immergersi tra storia, cultura, un Castello medievale, Villa all'italiana ricca di piante e fiori in pieno centro, palazzi d'epoca e piccole opere d'arte sparse qua e là. Non la classica meta turistica insomma: per un viaggetto fuoriporta o anche solo per un giretto di poche ore nel weekend è la meta ideale intrisa di storie e leggende. La CITTÀ A FORMA DI CUORE che ha fatto è continua a fare da scenario a molte STORIE D'AMORE. 🌴 Quali STORIE D'AMORE conoscete AMBIENTATE nel CUORE ❤️ di Mesagne che potrebbero attirare numerosi visitatori, scrivetelo qui sotto nei commenti. Partite pure da Giovanni Antonio Orsini del BALZO per raccontarci quelle più antiche e degne di nota e/o quelle tristemente tragiche e leggendarie, passando da quelle dei vostri genitori fino ad arrivare a quelle più recenti e perché no magari proprio alla vostra 😜 purché Mesagne sia la protagonista... 🌴 PH: @martinascalera (Thanks 💕) #mesagnestate2022 • • • #visitmesagne #visitmesagnecuordisalento #visiting #mesagne #ilovemesagne #cuordisalento #lacittadellamore #lacittadelcuore #a2passidamesagne #cosafareamesagne #boomdabash #mesagneinlove #ilovemesagne #estate22 #castellomedievale #nottealcastello🏰 #welcometomesagne #momentisenzafiltri #madeinmesagne #mesagnelovers #mesangeles #portiamomesagnenelmondo #mesagnedavedere #viveremesagne #mesagnemylove #mesagneview #mesagnemoremio #a2passinelmondo #mesagnea2passidalmare (presso Mesagne) https://www.instagram.com/p/CiYLGPUMiOA/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Barocco leccese: particolare dell'altare maggiore nella Chiesa del Gesù https://t.co/KmwPfhRuCS - Salento https://t.co/6eFtW78oNQ http://www.PugliaOnline.info
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Il “Barocco Festival” a Lecce per inaugurare il nuovo organo della Chiesa di Sant’Anna
Il “Barocco Festival” a Lecce per inaugurare il nuovo organo della Chiesa di Sant’Anna. Il “Barocco Festival Leonardo Leo”, domenica 17 settembre, alle ore 20.30, approda a Lecce, nella chiesa di Sant’Anna, con il concerto per organo “Le improvvisazioni scritte. Toccate, partite e diferencias”, che presenta un programma di carattere improvvisativo con musiche di Strozzi, Frescobaldi, Greco e Scarlatti, eseguite da Cosimo Prontera. Il concerto, con il quale si inaugura il nuovo organo della chiesa leccese, mette in focus i secoli XVII e XVIII nei quali la pratica dell’improvvisazione era utilizzata per la parte dell’accompagnamento ma consentiva anche al musicista di abbellire e arricchire il tema. Il partimento, ad esempio, era una traccia scritta su un solo pentagramma sulla quale il musicista esperto improvvisava un brano per tastiera. Il momento musicale è preceduto dal saluto di Giuseppe Capoccia, presidente dell’associazione “Antonio Pignatelli”, e dagli interventi del critico musicale, Eraldo Martucci, e del costruttore dello strumento, Nicola Canosa. È nel periodo barocco che l’improvvisazione trova il suo apogeo in quanto spesso presente come parte integrante della struttura armonica e melodica degli stili dell’epoca. In particolare, dal ‘600 al ‘750, con lo sviluppo del basso continuo e le tecniche di ornamentazione tra cui la coloratura e la diminuzione, l’improvvisazione conosce il massimo grado di espressione. Gli ornamenti permettevano di decorare, aggiungere, variare e abbellire una particolare linea melodica, ed erano codificati attraverso una serie di simboli espressamente previsti e indicati dal compositore e lasciati all’estro dell’interprete. I preludi, le toccate, le fantasie, le fughe sono la testimonianza di quanto l’improvvisazione fosse centrale in quella lunga fase della storia della musica. Grandi clavicembalisti e organisti dal XVI al XVIII secolo furono maestri dell’arte improvvisativa. Tra questi Domenico e Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Dietrich Buxtehude e Johann Sebastian Bach: capitava spesso di assistere a gare di improvvisazione come quelle fra Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi, oppure tra Domenico Scarlatti e Georg Friedrich Haendel. Si narra che vi partecipasse anche il giovane Ludwig van Beethoven, pianista a Vienna. A questo florido periodo di grande interesse e sviluppo dell’improvvisazione, seguì quello del tardo barocco nel quale fu imposto alla musica un sistema teorico formalizzato di regole e leggi che gradualmente soffocò l’idea di libertà alla base della pratica improvvisativa. A tal proposito il musicologo Ernst Thomas Ferand scrive: “Essi cercavano di annullare almeno in parte l’impulso verso l’improvvisazione; un’arte creativa di abbellimento, stimolata dall’ispirazione del momento, viene sostituita da un meccanicismo razionalistico che tende alla scelta e alla conveniente utilizzazione di formule riduttive già pronte per l’uso”. La pratica dell’improvvisazione organistica rivestiva una rilevanza speciale all’interno delle chiese e dei contesti liturgici. Gli organisti dell’epoca erano ritenuti maestri dell’improvvisazione e spesso erano chiamati a mostrare le loro abilità attraverso una varietà di tecniche e stili. Uno dei tipi più comuni di improvvisazione organistica era il preludio. Gli organisti spesso improvvisavano preludi elaborati all’inizio dei servizi religiosi con lo scopo di creare un’atmosfera appropriata per il culto e introdurre l’ascoltatore alla musica liturgica. Gli organisti potevano sviluppare i preludi basandosi su schemi armonici, creando variazioni e adottando elementi di virtuosismo. Le fughe richiedevano una conoscenza approfondita del contrappunto e gli organisti in molti casi improvvisavano variazioni su melodie religiose familiari, come i canti liturgici. Anche i versetti erano una forma di improvvisazione, con la quale gli organisti sviluppavano diverse versioni di un tema o di una melodia in modo da poter essere utilizzate durante diverse parti del rito religioso. In ogni caso, l’organista era chiamato a espremere tutte le sue abilità, attraverso passaggi veloci, arpeggi, scale e altre tecniche virtuose, al fine di creare atmosfere adeguate ai successivi momenti della liturgia, dalla preparazione alla conclusione. Ciò richiedeva una padronanza della pratica sia dal punto di vista tecnico che espressivo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Barocco leccese: particolare dell'altare maggiore nella Chiesa del Gesù http://dlvr.it/Qrvnnq - Salento
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Increspature dorate, mani artigiane, racconti eterni... Il #barocco leccese è pura emozione! 🥰 🎯 Prenota la tua vacanza #nelSalento sul nostro sito web. #salento #puglia #traveldestination #travelideas #viaggi #lecce ___ 📸 @zio_picc
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